Lijiang : il Villaggio dei Dannati e l'irraggiungibile gola

Questo è l'articolo 9 di 16 nella serie Cina 2010
Lijiang

Il volo da ChengduW a LijiangW è tranquillo e così ne approfittiamo per riposarci un pò sognando ancora una volta i nostri fantastici amici panda.
L’arrivo a LijiangW è, invece, un pò più complicato. L’aeroporto è piccolissimo, appena tre gate, e appena usciti dall’edificio siamo già in strada.

Seguendo le indicazioni trovate sul sito dell l’International Youth Hostel Lijiang, l’ostello che avevamo prenotato da Roma, prendiamo prima un bus per la Città Nuova e poi, da lì, un taxi per la Old Police Station della Città Vecchia.

La parte antica di Lijiang è una città con più di 800 anni di storia nota anche con il nome di Dayan.
La città vecchia fu distrutta quasi interamente durante un terremoto nel 1996 e successivamente  ricostruita conservandone l’aspetto originario. La parte alta della città vecchia è quella originale essendo fortunosamente scampata al devastante terremoto mentre nella parte bassa della città la ricostruzione ha portato all’apertura di centinaia di piccoli esercizi commerciali tra i quali sciamano migliaia di turisti ogni giorno.

Il taxi ci lascia a tarda sera all’inizio di una delle strade che si inoltra nella Città Vecchia dove i veicoli a motore non possono entrare. Ci carichiamo zaini e trolley e incominciamo a percorrere le deserte stradine pavimentate di grossi sassi inoltrandoci all’interno della città.

Sbagliamo strada più volte ma alla fine arriviamo al nostro ostello e, varcato il grosso cancello di legno dell’ingresso, ci ritroviamo nel cortile interno della costruzione che, data l’ora, è totalmente deserto. Proviamo a bussare più volte ma senza successo alla porta sprangata della reception e, alla fine, decidiamo di andarcene alla ricerca di un qualche altro alloggio. In piedi davanti alla porta della reception non ci accorgiamo che, nel frattempo, da una porticina nascosta nella parete alle nostre spalle era uscito un ragazzo cinese. Il ragazzo ci supera senza proferire verbo e, dopo averci aperto la porta della reception, ci invita a gesti ad entrare. Una volta dentro si gira a fissarci e inizia con me questo simpatico scambio di battute in inglese:

ragazzo cinese: “It’s late!

io: “Sorry, we just arrived with the plane

ragazzo cinese: “You could make a fonhol

io: “ehhh?

ragazzo cinese: “a Fonhooool!

io: “a What?

ragazzo cinese: “Phone hooooool!

io: “A Phone??

Alla fine ci arrivo: il ragazzo stava tentando di comunicare al mio allenato orecchio che avrebbe gradito una telefonata (a phone call, pronunciato come fhon col) per avvisarlo dell’ora del nostro arrivo. In realtà, qualche giorno prima, avevo effettivamente provveduto ad avvisare con un paio di email dell’ora del nostro arrivo la direzione dell’ostello ma evidentemente queste non erano bastate!

Chiarito l’equivoco prendiamo finalmente possesso della nostra stanza e di lì a poco stiamo nel letto pronti a sprofondare nel sonno quando, da fuori, voci dal timbro umano incominciano a urlare con toni fortissimi chiamandosi l’un l’altra. Dopo alcuni minuti rimasti immobili ad ascoltare l’agghiacciante coro capiamo che si tratta in realtà di una numerosa colonia di gatti in calore e tranquillizzati dal fatto di non essere finiti nel Villaggio dei Dannati finalmente ci addormentiamo.

Il giorno dopo esploriamo la Città Vecchia girandola in lungo e largo fino a perderci tra le sue stradine tutte simili tra loro. Per tornare in Ostello, dopo vari e infruttuosi tentativi, chiediamo indicazioni ad un ragazzo cinese in servizio presso il chiosco dell’ufficio per il turismo che, impietosito, decide di accompagnarci fin quasi al destinazione.

A sera, dopo aver cenato nella parte alta della città vecchia, passiamo per un altro ostello e vediamo che vengono organizzate gite per la Gola del Salto della Tigre. La gola, di cui avevamo letto varie notizie sulla nostra guida, è un grosso canyon a 60km da Lijiang attraversato dal fiume Yangtze e la cui parte superiore è talmente stretta che, narra la leggenda, una tigre fu in grado di saltare da una parte all’altra per sfuggire ad alcuni cacciatori.

Lijiang

Prenotiamo la visita per il giorno dopo e andiamo a dormire.

Il giorno dopo, prestissimo, prendiamo il piccolo bus da 15 persone che ci aspetta appena fuori la città vecchia e con questo partiamo alla volta della gola. Essendo solo 60km siamo fiduciosi del fatto che si tratterà di un viaggio di breve durata senza pensare, però, che oltre alla distanza il tempo di percorrenza è pesantemente influenzato dal tipo di strada.

Tiger Leaping Gorge

Ci accorgiamo presto, però, del nostro errore: il viaggio dura quasi 5h e arriviamo a destinazione solo dopo aver percorso, ad alta velocità, una serie infinita di tornanti e strade sterrate e dopo aver cambiato il piccolo bus con due grosse macchine per percorrere il tratto finale di strada troppo piccolo per consentire il passaggio del bus.

Durante l’andata ci fermiamo anche a pranzare in un piccolo ristorante isolato ma noi decidiamo di non toccare cibo: la prima parte del viaggio ci ha scombussolato lo stomaco e io, inoltre, incomincio a sentire che l’influenza sta vincendo la battaglia per il possesso del mio corpo. Alcuni cinesi della nostra stessa gita ci invitano a mangiare preoccupati che poi, durante la fase di trekking, potremmo non avere forze a sufficienza ma noi, dopo averli ringraziati, decidiamo di persistere con il nostro digiuno.

Alla fine arriviamo a destinazione: parcheggiate le auto veniamo fatti scendere e la nostra guida ci comunica, in cinese, l’ora del rientro e incomincia a scendere con il gruppo. Non riusciamo a capire l’ora del rientro ma ce ne preoccupiamo poco pensando che ci sarebbe bastato stare assieme agli altri per non venire lasciati a piedi.

10 minuti dopo siamo soli: il resto del gruppo ci ha distanziato subito scendendo come stambecchi per le scoscese stradine della gola e noi ci ritroviamo abbandonati al nostro destino sul fianco della montagna. Scendiamo faticosamente per alcune ore e alla fine, per paura di non fare a tempo a tornare su, decidiamo di tornare indietro. Con un ottimo tempismo appena arrivati al parcheggio troviamo gli altri membri del gruppo che erano arrivati alla piazzola seguendo un’altra strada.

La stanchezza accumulata nell’andata, la massacrante discesa a digiuno, il ritorno a casa con altre 4 interminabili e tormentate ore e la corsa per prendere l’aereo mi danno il colpo di grazia e così a tarda sera, arrivati a KunmingW, scotto come una stufa a carbone a causa della febbre alta.

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