Agghiacciato ritorno dalla Germania

Pretzel La fantastica vacanza tedesca è già finita e noi si è tristemente tornati alle usuali occupazioni (e disoccupazioni).

In attesa che il solito processo di post elaborazione delle foto abbia termine e con esso possa incominciare a narrarvi visivamente le nostre gesta nella terra dei pretzelW vi racconterò dei nostri vagabondaggi partendo ovviamente dalla fine: il rientro in terra italica .

Il nostro aereo sarebbe partito da Baden-BadenW il 5 Gennaio alle 16.00 e il gate, così il simpatico ticket elettronico della Ryanair ci diceva, avrebbe chiuso alle 15.30 .

Il 4 sera eravamo arrivati a FrancoforteW e avevamo dormito lì decidendo di alzarci presto (alle 7:00) il giorno dopo per vedere un pò della città prima di affrontare le 2h scarse di macchina necessarie per arrivare a Baden-Baden .

L’idea era quella di partire alle 11:00 , arrivare in aeroporto  intorno alle 13:00-13:30 e avere, così, tutto il tempo di consegnare la macchina, riorganizzare i bagagli e imbarcarci con tranquillità.

Ovviamente le cose andarono in modo totalmente diverso

Dopo aver accumulato subito i primi 20 minuti di ritardo a Francoforte attardandoci nei soliti, inutili , acquisti degli ultimi secondi (tra cui l’indispensabile riserva di pretzel necessaria per affrontare il viaggio) ci mettiamo, finalmente, in auto e incominciamo a macinare chilometri di buona lena supportati da un traffico leggero e poco rallentati dalle strade ricoperte di neve e dalle infami lastre di ghiaccio che facevano scivolare la macchina peggio che in uno spettacolo di Topolino in Holiday on Ice .

A mezz’ora dal traguardo, e con largo anticipo sulla tabella di marcia , decidiamo di poterci permettere una sosta e, fatta sosta in un autogrill, azzanniamo la nostra porzione quotidiana di wurstel e spatzleW.

Tanto freddo in Germania

Tornati in macchina e percorsi pochi chilometri ecco l’agghiacciante scoperta : la strada a 3 corsie è bloccata da un traffico bestiale nel quale avanziamo a passo di Dottor House per parecchi chilometri e dal quale riusciamo ad uscire solo dopo aver maturato un bel ritardo.

Riprendiamo, quindi, la nostra corsa con maggiore lena e, slittando qua e là, arriviamo alle 15:00 dalle parti dell’aeroporto dandoci subito da fare per rifornire e riconsegnare la macchina tenendo sempre un occhio fisso alle lancette dell’orologio.

Dentro il terminal completiamo le pratiche di restituzione dell’auto e alle 15:20 ci mettiamo in fila dietro ad una ventina di persone per affrontare l’insindacabile giudizio delle hostess di terra della Ryanair che, pesando i bagagli dei passeggeri, ne decretavano la possibilità o meno di proseguire verso il controllo di sicurezza.

Arrivato il nostro turno scopriamo di essere non idonei all’imbarco : i nostri bagagli sforavano di un paio di chili ciascuno il limite massimo consentito!
La soluzione sarebbe stata quella di andare allo sportello della Ryanair (dalla parte opposta del terminal), pagare la sovrattassa e tornare a fare nuovamente la fila. Peccato che il gate avrebbe chiuso di lì a 5 minuti non consentendoci di percorrere questa strada.

Non rimaneva che attuare il Piano B : riapriamo, quindi, i bagagli e arricchiamo il nostro abbigliamento già abbondantemente a cipolla aggiungendo ulteriori strati di abiti pesanti e stivando oggetti nelle tasche dei giubbotti ripresentandoci, 3 minuti dopo , vestiti come omini della Michelin alla collega (visivamente meno megera ) della hostess che al primo tentativo ci aveva bocciato.

Superiamo questa volta il test (in questa fase mi ero anche perso il documento rimasto nascosto in una delle tantissime tasche che avevo addosso e solo dopo varie ricerche era, finalmente, riuscito fuori), passiamo davanti a tutti i passeggeri in fila per il controllo di sicurezza , chiedendo loro il permesso, e ci spogliamo nuovamente (dei nostri 20 strati di morbidezza) per superarlo e, rivestendoci correndo , arriviamo finalmente all’imbarco che … ovviamente era ancora chiuso .

Con un abbondante mezz’ora di ritardo il personale della Ryan incomincia finalmente ad imbarcarci e noi, da buoni ultimi, finiamo separati in cabina. Io finisco tra la Sora LellaW e suo marito che mi avevano gentilmente riservato un posto tra le loro corpulenti persone .

La Sora Lella , che neanche si alza per farmi passare costringendomi in contorsionismi tali da fare invidia al Cirque du SoleilW per scavalcarla, incomincia ad agitarsi vistosamente , appena l’aereo decolla, mormorando frasi sconnesse relative al suo stato di salute e al fatto che volesse scendere.

Tutto questo mi rende immediatamente chiaro quanto il mio volo sarebbe stato allegro e tutto ciò mentre lo stress accumulato, il caldo dovuto ai 12 strati di vestiti che ancora non ero riuscito a togliermi e alle dimensioni infinitesimali del mio posto a sedere minavano sensibilmente la mia sanità mentale già fortemente compromessa da un favoloso mal di testa .

A metà volo, per fortuna e mosso a pietà, il marito della Sora Lella decide finalmente di cedermi il suo posto vicino al finestrino per poter stare, in questo modo, vicino alla moglie e, con altri contorsionismi, riesco a ricavarmi una nicchia di tranquillità nella quale tentare di dormire in attesa del nostro agghiacciante ritorno in patria .

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