Egitto, giorno 1 : Benvenuti nel Caos!

Cairo - Al-Azhar Affrontare un viaggio in Egitto senza poter contare sul filtro e l’aiuto di un’Agenzia Turistica può essere complicato ma, al contempo, una esperienza molto bella e divertente .

Si scende dal protettivo e refrigerato ventre metallico dall’aereo dopo qualche ora di volo e si arriva all’aeroporto del Cairo: una struttura antiquata e calda dove non è difficile orientarsi per il semplice fatto che le dimensioni ridotte ti obbligano a percorrere l’unica strada verso l’uscita.

Pagata la tassa di ingresso ecco il primo assaggio della gente del Cairo: una folla insistente di autoctoni ti corre incontro sovraccaricandoti sensorialmente con mille richieste, mille domande e mille offerte ripetute all’infinito come un mantra .

Da dove vieni?
Come ti chiami?
Dove vai?
Serve un taxi?
Un taxi?
Taxi?
TAXI?

Alla fine accettiamo di prendere quello che scopriremo essere (per loro) una limousine : una berlina in decenti condizioni e con l’aria condizionata. Un lusso, quello dell’aria condizionata, che non avremo più il piacere di incontrare.

La limousine ci porta per 40 lire egiziane (poco meno di 5€ ) al nostro albergo dove la gente è più tranquilla e molto cordiale. Il tempo di riprenderci qualche minuto e inizia la vera avventura !

Giorno 1 – sabato 22 Giugno

Sono le 14 , l’ora migliore per affrontare la città rovente , e noi lasciamo l’albergo, situato ad Eliopoli nella periferia del Cairo e vicino all’aeroporto, e prendiamo il primo di una serie interminabile di taxi che ci accompagneranno per tutta la vacanza.

taxi del cairo

Il parco taxi, in Egitto, è costituito da vecchie auto che si potevano vedere da noi agli inizi degli anni ’80 (come, per esempio, le FIAT 127 ).

Le auto sono in pessimo stato ; gli interni sono fatiscenti e pesantemente addobbati con svariati ninnoli come i frequenti graspi d’uva in vetro (probabilmente per propiziare l’abbondanza) e i multi specchietti retrovisori fondamentali per evitare la morte .

Si perchè la guida in Egitto non è una scienza esatta, tutt’altro!

Immaginate una grossa strada a 3 corsie .
Immaginate un traffico pesante a qualsiasi ora del giorno e della notte .
Immaginate che il 60% delle auto è costituito da taxi .

Ecco ora immaginate che tutti i taxi corrano come assatanati dribblando le altre autovetture , facendo slalom tra bus (anche loro dalla guida spericolata), pecore e pedoni e buttandosi in mezzo agli incroci con qualunque colore il semaforo segni .

Durante il primo viaggio in città sul taxi si apprendono svariate e preziose informazioni sul Cairo:

i semafori sono pure e semplici decorazioni stradali , gli automobilisti li ignorano e si gettano negli incroci non curandosene affatto e con il consenso tacito dell’onnipresente polizia

-le strade sono terreno di tutti: in mezzo alle macchine lanciate a folle velocità scorrazzano allegri pedoni, bambini e muli mentre tutti tentano di evitare i sacchi dell’immondizia lanciati dall’alto dei cavalcavia

-l’attraversamento pedonale è un’avventura molto più adrenalinica di qualsiasi giostra estrema: ci si butta in mezzo alla strada davanti all’auto in corsa con la speranza che sia lei ad evitarci

i clacson sono stati montati sulle auto per essere usati e l’automobilista egiziano lo sa bene : li suona per comunicare che sta passando, che c’è anche lui, per segnalare la manovra scorretta del collega, o semplicemente perchè gli piace il suono! Pensate ad un’auto che suona il taxi 10 volte in un minuto. Ora moltiplicate per le 100 auto che intasano abitualmente un tratto di strada: ecco questo è il sottofondo musicale del Cairo .

-i taxi non hanno l’aria condizionata. Ovvio. Ma non è altrettanto chiaro del perchè quasi sempre i finestrini dei posti dietro debbano essere sigillati

-e, parte più divertente, se i taxi sono vecchi i loro tassametri sono primitivi … vecchissimi anche senza essere mai stati usati . Infatti con il tassista egiziano va inizialmente indagato se conosce l’inglese, poi se sa dove si trova il posto dove si vuole andare (spesso mentirà per ottenere un nuovo cliente) e, soprattutto, quanto ha intenzione di farci pagare . Il tassista noterà che siete turisti e sparerà un prezzo che, dopo lo scambio di un paio di battute, potrà essere almeno dimezzato .

Contro ogni probabilità il taxi ci porta, comunque, a destinazione: alla Moschea di Al – Azhar .

Al-Azhar

Qui riceviamo la seconda lezione della giornata: al Cairo tutti, dal poliziotto al bambino, sono gentilissimi ma poi tenderanno la loro avida manina per chiedere una mancia .

Arrivati alla moschea, infatti, un Muezzin ci cattura e senza dirci nulla ci porta a visitare tutti gli ambienti della struttura dilungandosi in spiegazioni dettagliate.

Usando un corposo mazzo di chiavi ci introduce in stanze altrimenti inaccessibili e ci riempie di volantini islamici e alla fine ci pone dinanzi alla grande prova: la scalata del Minareto !

Il Minareto in questione è uno dei più alti del Cairo e per accedere alla cima è necessario una lunga salita per una stretta scala a chiocciola : la cosa divertente è che la maggior parte della scalata avviene nel buio totale quindi l’immagine che dovete visualizzare è quella di noi accompagnati da un corpulento e barbuto sconosciuto che ci trascina nell’oscurità lontano da sguardi e orecchie indiscrete …

Per fortuna va tutto bene e, sani e salvi, completiamo la visita alla Moschea elargendo una generosa (per lui) mancia al Muezzin e correndo, poi, al vicino bazar di Khan Al- Khalili alla ricerca della Wikala (antica locanda per mercanti) dove avevamo letto si sarebbe svolto un favoloso spettacolo dei Dervisci Rotanti .

Per trovare la Wikala incorriamo per ben due volte in quello che, scopriremo, non va mai fatto : chiedere informazioni ad un egiziano.

La prima volta chiediamo ad un gruppetto di poliziotti dove avremmo potuto trovare la Wikala. Il gruppetto si consulta tra di loro per alcuni minuti e alla fine, il più giovane si stacca e ci fa segno di seguirlo. Inizia un interminabile giro per il vicino bazar , percorriamo stradine piccole e abbandonate, saliamo scalinate diroccate ed entriamo in case adibite ad improvvisati negozi fermandoci, alla fine, davanti ad un negozio il cui nome poteva assomigliare, vagamente, a quello dei Dervisci. Salutiamo e ringraziamo il poliziotto e facciamo finta di entrare nel negozio dal quale scappiamo pochi minuti dopo .

Il secondo tentativo ci va peggio: il tizio è un mercante che, con la scusa che lo spettacolo inizierà non prima di un’oretta, ci porta nel suo negozio rovente e dopo averci fatto bere un fantastico Karkadè ghiacciato ci rifila un certo quantitativo di spezie e altre amenità (che invero avremmo comunque comprato).

Non contento ci fa (nuovamente) attraversare mezzo mercato per portarci da un suo compare artigiano specializzato nella costruzione di portagioie in legno rivestite di madreperla . Anche lì paghiamo l’esorbitante cifra che ci viene richiesta (meno di 10€) e riusciamo, finalmente, a farci indicare la strada. Grazie alla sua preziosa informazione riusciamo, così, ad assistere a questo favoloso spettacolo .

La serata termina con una passeggiata per il bazar (nel pieno dell’attività ancora alle 23 ) acquistando e stuzzicando cibi vari di dubbia igiene ma soddisfacentemente buoni.

La città, forse anche perchè è sabato sera, è veramente caotica . Quello che, nel primo pomeriggio, pensavamo essere traffico pesante non è nulla rispetto al casino della sera e alla fine acchiappiamo un taxi, contrattiamo la tariffa e incominciamo un altro avventuroso viaggio in taxi con destinazione l’albergo.

Le foto di questo articolo (ad esclusione del portagioie in madreperla) sono state scattate da me.
Potete trovare le altre del viaggio in Egitto sul mio account flickr .

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