Un caldo, umido Habana Libre

Habana Veja - 2

Il 31 Luglio 2009, nel tardo pomeriggio, inizia finalmente la nostra lunga estate itinerante con l’arrivo all’aeroporto dell’Avana.
Durante il volo, che ha fatto scalo a Parigi, abbiamo subito delle perdite: la valigia di uno di noi ha deciso di farsi un giro per gli Champs-ÉlyséesW e la rivedremo solo 4 giorni dopo rigonfia di baguetteW, sola, sconsolata e abbandonata in un angolo dell’aeroporto cubano.

A parte questa piccola disavventura, condivisa con molti altri passeggeri del nostro stesso volo, l’arrivo è tranquillo. L’aeroporto è piccolo e gli autoctoni molto meno invadenti rispetto a quelli con cui avevamo avuto a che fare al Cairo.

Subito ci accorgiamo di una grossa differenza rispetto alle altre decine di posti visitati durante i nostri precedenti viaggi: la sempre presente aria condizionata è un lusso a Cuba e persino l’interno dell’aeroporto, nonostante sia quasi sera, è un piccolo forno che ci fa immediatamente rimpiangere il fresco e refrigerato ventre dell’aereo della Air FranceW.

Habana Veja

Sbrigate le prime formalità aeroportuali affittiamo un taxi e ci facciamo portare a casa dei nostri ospiti, Sergio Y Miriam, nel cuore dell’ Habana Veja.

Come bambini davanti alle vetrine di una pasticceria ci appiccichiamo ai finestrini del taxi ammirando il panorama dell’Avana che sfila davanti ai nostri occhi: nonostante l’ora tarda le strade sono piene di gente vestita allegramente e che gira affaccendata nelle ultime attività della sera. Le strade sono buie e con scarsa illuminazione e accanto a noi passano vecchie macchine che starebbero bene in un museo di auto d’epoca ma che rappresentano, per i cubani, il massimo del lusso.

Habana Veja - 3

A bocca aperta arriviamo, infine, a destinazione e veniamo accolti da Sergio che ci mostra la nostra sistemazione: delle piccole stanzette arredate in modo semplice ma accogliente. Ovviamente sono roventi e così ci affrettiamo ad accendere il condizionatore – uno strano macchinario rumoroso appeso ad una finestra – per tentare di ottenere un pò di refrigerio.

Le stanzette non hanno i vetri alle finestre – caratteristica che scopriremo essere condivisa da tantissime case – e il condizionatore fatica il doppio per tentare di sputare fuori l’aria calda e rinfrescare quella interna ma alla fine riesce nel suo intento regalandoci un pò di sollievo.

Ripuliti alla bene e meglio decidiamo, nonostante la stanchezza del viaggio e del fuso orario a noi non favorevole, di dare una prima occhiata alla città e andare a mangiare un boccone fuori.

Sergio ci indica una zona vicina dove trovare qualche locale, sempre all’interno dell’Habana Veja, e in quella direzione ci incamminiamo sperimentando immediatamente, sulla nostra pelle, come tutti gli avvertimenti per turisti riportati sulle guide sono più che reali!

Se vuoi dire la tua ... DILLA!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.